METODI PER LA DIDATTICA ON LINE

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METODI PER LA DIDATTICA ON LINE by Mind Map: METODI PER LA DIDATTICA ON LINE

1. COSA SONO?

1.1. DEFINIZIONE DI METODO: schema generale di riferimento per chi mette in atto l'azione, costituito da proposizioni di primo livello semi-pragmatico che fungono da linea guida per l'attuazione dell'evento didattico.

2. QUALI SONO?

2.1. INDIVIDUALIZZAZIONE

2.1.1. Qual è lo scopo?

2.1.1.1. Adattare il processo d'istruzione alle necessità di ogni singolo allievo, pur mantenendo fisso l'obiettivo prefissato.

2.1.2. Come si può attuare?

2.1.2.1. Semplificando il materiale didattico, modificando alcune modalità di comunicazione oppure inserendo percorsi di recupero o sostegno tra pari.

2.1.2.1.1. Altre caratteristiche:

2.2. MASTERY LEARNING "Apprendimento della padronanza"

2.2.1. Di cosa si tratta?

2.2.1.1. Modalità d'insegnamento individualizzato attuato collettivamente sull'intero gruppo e costruito tenendo conto del rispetto dei ritmi, dei tempi di elaborazione e delle capacità individuali.

2.2.2. Qual è lo scopo?

2.2.2.1. Far raggiungere a ognuno almeno gli obiettivi minimi prestabiliti.

2.2.2.1.1. Altre caratteristiche:

2.3. PERSONALIZZAZIONE

2.3.1. Di cosa si tratta?

2.3.1.1. In AMBITO EDUCATIVO indica lo sviluppo della dimensione sociale e individuale di ogni discente in quanto persona [La Marca].

2.3.1.2. Nell'AMBITO DELLA DIDATTICA CON I NUOVI MEDIA è stato utilizzato in base allo spostamento dei processi di personalizzazione dagli ambiti tradizionali ai nuovi media.

2.3.2. Positività:

2.3.2.1. Possibilità di svolgere una parte del processo di apprendimento sulla base dei temi e dei contenuti di proprio interesse.

2.3.3. Criticità:

2.3.3.1. Calo del tempo dedicato alla riflessione metacognitiva sullo sviluppo della propria persona.

2.4. LEARNING BY DOING "Imparare facendo"

2.4.1. Riferimenti:

2.4.1.1. J. DEWEY (attivismo pedagogico) e progressive education.

2.4.2. Di cosa si tratta?

2.4.2.1. Per comprendere e memorizzare, bisogna fare, svolgere azioni che aiutano il discente a interiorizzare i passaggi logici sottesi alle conoscenze astratte.

2.5. IL LAVORO DI GRUPPO e IL COOPERATIVE LEARNING

2.5.1. Quali sono i riferimenti teorici?

2.5.1.1. J. Dewey, Lewin, costruttivismo socio-culturale.

2.5.2. Di cosa si tratta?

2.5.2.1. Ogni studente vive costantemente l'attività didattica attraverso la relazione con i propri pari.

2.5.2.1.1. Come si compongono i gruppi?

2.5.3. Differenze rispetto alle dinamiche dei gruppi in presenza:

2.5.3.1. 1. Alcuni dei feedback non verbali vengono a mancare.

2.5.3.2. 2. Difficoltà di saper gestire i passaggi temporali.

2.5.3.3. Ulteriori complicazioni:

2.5.3.3.1. 1. Eterogenea competenza tecnologica dei partecipanti.

2.5.3.3.2. 2. Soddisfacimento dei bisogni di identità e autostima.

2.5.3.3.3. 3. Socializzazione difficoltosa.

2.5.4. Quali sono gli elementi costituenti del Cooperative Learning?

2.5.4.1. Positiva interdipendenza.

2.5.4.2. Responsabilità individuale.

2.5.4.3. Uso appropriato delle proprie abilità di cooperazione.

2.5.4.4. Valutazione del lavoro reciproco e del gruppo.

2.5.4.5. Interazione faccia a faccia.

2.5.5. Tecniche di cooperazione on line:

2.5.5.1. 1. SEQUENZIALE: lavoro diviso in parti da svolgere in successione secondo una sequenza prestabilita e ogni parte viene assegnata a un membro.

2.5.5.2. 2. PARALLELO: lavoro diviso in parti da svolgere autonomamente e a fine lavoro si uniscono le parti.

2.5.5.3. 3. RECIPROCO: lavoro diviso in parti strutturate e ognuno può intervenire su ogni parte.

2.5.5.4. 4. BRAINSTORMING: "tempesta cerebrale".

2.6. METODO GLOBALE

2.6.1. Riferimenti:

2.6.1.1. DECROLY e teoria psicologica della GESTALT.

2.6.2. Cosa sostiene?

2.6.2.1. Le diverse metodologie devono prevedere parti espositive e operative basate sulla comprensione ed elaborazione delle forme e delle immagini globali, per poi passare ai singoli elementi che compongono i concetti.

2.6.3. Strumenti utilizzati:

2.6.3.1. Rappresentazioni grafiche, modelli visuali, schemi, grafi orientati o mappe cognitive.

2.7. MULTIPLE APPROACHES TO UNDERSTANDING

2.7.1. Riferimento:

2.7.1.1. TEORIA DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE DI GARDNER.

2.7.2. Su cosa si basa?

2.7.2.1. Avvicinamento dei discenti all'argomento utilizzando diverse strategie didattiche e tattiche (ENTRY POINTS). Variando questi si sollecitano tutti i discenti, poichè ognuno, in base alle "proprie" intelligenze sviluppate, risponderà ad almeno uno dei solleciti.

2.7.3. Altre caratteristiche:

2.7.3.1. Oneroso nella preparazione.

2.7.3.2. Richiede una conoscenza dei discenti approfondita e quindi non è adatto a gruppi molto numerosi.

2.7.3.3. Difficoltà di gestire in modo asincrono il processo e anche automatizzarlo completamente.

2.8. GOAL BASED SCENARIO

2.8.1. Riferimenti:

2.8.1.1. Basato sul learning by doing e proposto da SCHANK.

2.8.2. Qual è l'obiettivo?

2.8.2.1. Promuovere lo sviluppo delle abilità nello stesso contesto in cui verranno poi utilizzate. E' un "saper come si fa qui" più che un "saper fare" generico.

2.9. THE ELABORATION THEORY

2.9.1. Da chi è stato elaborato?

2.9.1.1. REIGELUTH.

2.9.2. Su cosa si basa?

2.9.2.1. Suddivisione sequenziale dei contenuti e dei compiti da realizzare, dove l'obiettivo di ogni sequenza deve essere lo stesso in modo da mantenere una visione globale dell'argomento.

2.9.3. Livelli di complessità:

2.9.3.1. 1. Difficoltà di progettare una suddivisione sequenziale olistica di ogni argomento che mantenga lo stesso obiettivo per ogni elemento.

2.9.3.2. 2. Implementazione on line delle sequenze sia teoriche che operative.

2.10. PRINCIPI GENERALI DI MERRIL

2.10.1. Cosa sono?

2.10.1.1. 5 elementi presenti tra le diverse teorie dell'insegnamento. L'osservazione di queste dimensioni può assicurare un buon livello di efficacia dell'intervento didattico.

2.10.2. Quali sono?

2.10.2.1. 1. PROBLEM: la risoluzione di un problema autentico facilita i processi di apprendimento.

2.10.2.2. 2. ACTIVATION: per gli studenti è più facile apprendere se li si aiuta a utilizzare le preconoscenze come attivatori della nuova conoscenza.

2.10.2.3. 3. DEMONSTRATION: è meglio dimostrare ciò che viene spiegato e non presentare solo i contenuti.

2.10.2.4. 4. APPLICATION: l'apprendimento è facilitato se si mettono in pratica le nuove conoscenze.

2.10.2.5. 5. INTEGRATION: è bene favorire il processo d'integrazione delle nuove conoscenze all'interno dei contesti di vita reali degli studenti.