Cap. 17: E-learning, Blended learning, Mobile learning (autore Giovanni...

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Cap. 17: E-learning, Blended learning, Mobile learning (autore Giovanni Bonaiuti) da Mind Map: Cap. 17: E-learning, Blended learning, Mobile learning                           (autore Giovanni Bonaiuti)

1. Ruolo delle tecnologie mobili nella fruizione online e offline (Mobile Learning)

2. Le aule sono ormai diventate ambienti fisici "integrati da tecnologie" (technology expanded)

3. L'agire organizzativo risulta (metaforicamente) come una"macchina" con varie figure che guidano i vari processi (project manager, sistemisti, illustratori, tutor ecc..)

3.1. Nascono così vari dispositivi progettuali messi appunto negli anni '70

3.1.1. Procedure per analisi degli obbiettivi di apprendimento (task Analysys e tassonomie)

3.1.2. Negli anni'90 si sperimentano i CSCL (Computer Support for Collaborative Learning) ovvero un software di scrittura online come supporto di pratiche di apprendimento basate su indagine riflessiva

3.1.3. Gestione dei costi e bilancio della redditività tramite il ROI (Return of Investment)

3.2. Si ha uno sviluppo tecnologico che richiede un lavoro riguardante sistemi automatici capaci di analizzare una grande mole di dati (Learning analytic and big data), con lo scopo di giungere a sistemi capaci di guidare gli studenti verso percorsi adattivi e personalizzati.

4. 1. INTRODUZIONE

4.1. Sviluppi delle reti e diffusione telefonia mobile hanno mutato attività, soprattutto nell'organizzazione, produzione e distribuzione di esse.

4.2. Ora tutto il mondo dell'educazione ha fatto esperienze di tali oppurtunità, è abituale l'impiego (dalla scuola primariaall'università) di strumenti per la condivisione di risorseonline.

4.2.1. Delle tecnologie per insegnare e apprendere a distanza se ne sono occupate

4.2.1.1. Istituzioni pubbliche e private

4.2.1.2. Pedagogisti

4.2.1.3. Colossi dell'informatica

4.2.1.4. Ingegneri

4.2.1.5. Sociologi

4.2.1.6. Psicologi

4.2.2. Dai vari studi sono state messe in luce molte ideologie e metodologie delle funzionalità

4.2.2.1. Le diverse posizioni hanno però intaccato le pratiche, infatti sono le persone ad accettare e spesso a dare vita a usi delle tecnologie diversi da quelli immaginati dai progettisti

5. 2. DEFINIZIONI E SPECIFICITÀ

5.1. E-LEARNINNG, BLENDED LEARNING, MOBILE LEARNING AMBISCONO, INSIEME ANCHE AL DESIDERIO UMANO, ALLA DIFFUSIONE (GRAZIE A STRUMENTI DI MEDIAZIONE) DELLE PROPRIE CONOSCENZE OLTRE LO SPAZIO E IL TEMPO

5.1.1. Ci troviamo nel tema della "FORMAZIONE A DISTANZA", la quale origine e storia si può articolare in tre "GENERAZIONI"

5.1.1.1. 1ª genarazione: basata sulla SCRITTURA grazie all'avvento (e il loro relativo sviluppo) dei sistemi postali durante l'800

5.1.1.2. 2ª generazione: basata sulla COMUNICAZIONE RADIOTELEVISIVA durante il 2° dopo guerra

5.1.1.3. 3ª generazione: basata sulla COMUNICAZIONE DIGITALE E RETI TELEMATICHE nel corso degli anni '90 del Novecento

5.1.2. Tali nomi fanno la loro comparsa all'inizio del Duemila, come nel caso dell'E-Learning il cui termine deriva da unatendenza, diffusa in quegl'anni, di anteporre la lettera "e"minuscola,comeabbreviativodi"electronic"

5.1.2.1. Ad ogni "LEARNING" corrisponde una tipologia

5.1.2.1.1. Tale metodologia ha creato un dibattito pedagogico dove da una parte si ha l'idea che Internet sia un canale per erogare contenuti formativi, dall'altra parte si ha l'idea della rete come spazio relazionale e di comunicazione.

5.1.2.1.2. E-Learning: corrisponde alla formazione prevalentemente a distanza

5.1.2.1.3. Blended Learning: corrisponde alla formazione mista, ovvero parte in presenza e parte a distanza

5.1.2.1.4. Mobile Learning: corrisponde alla formazione libera da vincoli spaziali, grazie all'utilizzo di dispositivi mobili.

6. 3. STUDI

6.1. Gli studi di queste 3 aree pongono attenzione su:

6.1.1. Criteri per organizzare esperienze "miste" efficaci (Blended Learning)

6.1.2. Processi di insegnamento e apprendimento online (E-Learning )

6.2. Tali studi hanno mostrato dati incoraggianti

6.2.1. Una meta-analisi svolta dal Dipartimento dell'Educazione Statunitense rivela che su oltre 170 lavori, quelli svolti online presentano risultati superiori rispetto a quelli svolti tradizionalmente

7. 4. PROCESSI ORGANIZZATIVI E APPRENDIMENTO

7.1. Cospicua combinazione tra: tecnologie, canali mediali e comunicativi, tipologie applicative, modalità didattiche, unite a differenze di argomenti e contesti operativi, da originea

7.1.1. APPLICAZIONI E SCENARI ORGANIZZATIVI ETEREOGENI

7.1.1.1. Questi ultimi possono essere divisi in tre famiglie di dispositivi

7.1.1.1.1. ISTITUZIONALI

7.1.1.1.2. DI REGOLAZIONE E COLLABORATIVI

7.1.1.1.3. DI RIFFLESIONE E AUTOVALUTAZIONE

7.1.1.2. Strumenti per controllo dei processi, tempi e compiti (diagrammi WBS, di GANTT)

7.1.1.3. Nell'ambito delle ricerche come l'instructional design, come il meta modello per la progettazione (Analysys, Design, Development, Implementary, Evaluation)

7.2. Da questa prospettiva nascono i MOOC (Massive Open Online Courses), corsi offerti gratuitamente da consorzi di università nello spirito dell'educazione come patrimoniodell'umanità

7.3. Le piattaforme possono essere usate come forum di discussione

7.3.1. LA RIFLESSITIVÀ CHIEDE TRASFORMAZIONI E CONTINUI ADATTAMENTI E IL CAMBIAMENTO DETEMINA, A SUA VOLTA LA RICERCA DI NUOVI EQUILIBRI.

8. 5. PRATICHE SOCIALI E ORGANIZZATIVE TRA FORMALE E INFORMALE

8.1. TRIANGOLO DELLA MEDIAZIONE SEMIOTICA (Engerstrom 1987 )

8.1.1. Modello che vede attività come unità di analisi e distingue

8.1.1.1. Ruolo del soggetto

8.1.1.2. Funzione di mediazione svolta da strumenti

8.1.1.3. Corpus di fattori oggetto

8.2. Allestire e gestire esperienze di apprendimento richiede atteggiamenti organizzativi coerenti.

8.2.1. Aspetto con cui bisogna fare i conti è la crescente disponibilità di risorse e di occasioni di apprendimento presenti in rete fuori da contesti istituzionali.

8.2.1.1. Il Web 2.0 e i social network portano a considerare internet come uno spazio sociale dove le persone si confrontano, affiancando così all'e-Learning formale, un apprendimento aperto e flessibile che utilizza modalità informali.

8.2.1.1.1. Incontro tra formale (istituzionalmente organizzato) e informale (occasionalmente alla quotidianità) impone un interrogativo sul ruolo degli utenti in un contesto più articolato e incerto.

9. 6. CONCLUSIONI

9.1. Negli ultimi 20 anni affermate modalità formative basate sulle tecnologie

9.1.1. I dispositivi mobili stanno mutando l'idea di spazi e momenti standard per l'apprendimento, che grazie a questi può essere svolto nei "tempi morti" e nei contesti più differenti

9.1.2. Grazie ai social media si sono affermate dinamiche communicative ed espressive capaci di dar forma a culture partecipative

9.2. I diversi elementi come tecnologie, tempi, metodi e obbiettivi, da un punto di vista metodologico vengono negoziati e gestiti in maniera diversa in diverse comunità

9.2.1. La "funzione organizzativa" in questo caso perde attributi di unitarietà per assumere carattere distributivo e dialogico. Ridefinendo positivamente le dinamiche organizzative.

9.3. Il mondo dell' educazione si sta relazionando con un' inedita e pervasiva disponibilità di canali e di reti informative

9.3.1. Di conseguenza all'agire organizzativo sono richiesti atteggiamenti riflessivi e attenti alle multiformi componenti oltre alla disponibilità e al coinvolgimento dei diversi attori in un percorso in continuo ridefinimento.