
1. VITA
1.1. nasce ad Agrigento nel 1867. Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portulano, che malattia mentale, al punto che nel 1919 ospedale psichiatrico.
1.2. Nel 1924 aderisce al fascismo. 1934 Premio Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel 1936.
1.3. FASCISMO
2. Il mondo e la letteratura secondo Pirandello, pessimista con il sorriso
2.1. Per capire quello che Pirandello scrive, bisogna prima di tutto capire quello che Pirandello vede, perché il suo sguardo non è quello di una persona comune. Partendo da questo presupposto, andremo a scavare nelle sue idee per capire la sua visione del mondo e della letteratura. Ci concentreremo intorno a tre nuclei fondamentali del suo pensiero e alla fine trarremo delle conclusioni:
3. CONCLUSIONI
3.1. Cerchiamo di riassumere quello che abbiamo detto e rispondere alla domanda da cui eravamo partiti: cosa vede Pirandello e come lo rappresenta. Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Diremo allora che Pirandello è un pessimista. Tuttavia egli non si ferma alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso. Infine c’è la letteratura: Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell’umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può ‘prenderla con filosofia’, che si può sorridere nelle avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo.
4. caratteristiche
4.1. Metaletteratura
4.1.1. Lo scontro tra realtà e finzione Il terzo passaggio sarà capire perché Pirandello ha deciso di scrivere. Qual è la funzione della letteratura per Pirandello? La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma. Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal momento che la letteratura è di per sé una finzione, qualcosa che non esiste. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo metaletteratura.
4.2. Umorismo
4.2.1. L'umorismo: il sentimento del contrario Mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria dell’umorismo (esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico. Il comico è un “avvertimento del contrario”: vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido. L’umorismo è il invece “sentimento del contrario”: vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del mondo.
4.3. Vitalismo
4.3.1. La continua lotta dell'uomo moderno tra vita e forma Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La vita è un flusso continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la rende artificiale e porta inevitabilmente con sé il contrario della vita, ossia la morte. L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri. Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.