1. FIGLIO DEL CAOS
1.1. Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento - all’epoca Girgenti - e precisamente in una località chiamata Caos. Su questo lo scrittore amò sempre scherzare, definendosi un “figlio del caos”. Pirandello cresce in un clima di forte disillusione per le aspettative disattese del Risorgimento, di cui i genitori erano stati sostenitori. Questo, come altri eventi della sua vita, influenzerà le sue opere e la sua visione del mondo. Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento.
2. Pirandello scrive e mette in scena cose che mai prima erano state scritte e messe in scena e per questo il suo successo fu strepitoso, sia durante la sua vita che dopo la sua morte e, ancora oggi, è uno degli autori più letti e amati dal pubblico.
3. Dopo Pirandello il teatro, il romanzo e la novella non saranno più quelli di prima: egli segna un punto dal quale non si può tornare indietro.
4. Luigi Pirandello è uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana e non solo. La ragione di tanta considerazione è dovuta al modo in cui egli ha saputo rinnovare le forme e i generi della letteratura.
5. VITA
5.1. nasce ad Agrigento nel 1867. Nel 1894 sposa Maria Antonietta Portulano, che malattia mentale, al punto che nel 1919 ospedale psichiatrico.
5.2. Nel 1924 aderisce al fascismo. 1934 Premio Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel 1936.
5.3. FASCISMO
6. OPERE PRINCIPALI
6.1. Il fu Mattia Pascal (1904)
6.2. Così è se vi pare (1917)
6.3. Il berretto a sonagli (1917)
6.4. Sei personaggi in cerca d'autore (1921)
6.5. Enrico IV (1922)
6.6. Uno, nessuno e centomila (1926)
7. TEMATICHE
7.1. La crisi dell'io
7.2. La follia
7.3. Il contrasto tra vita e forma
7.4. La maschera
7.5. Il doppio
7.6. L'incomunicabilità
7.7. Il relativismo psicologico e conoscitivo
8. La rovina economica e l’esordio da scrittore
8.1. Il 1903 come l'anno della svolta: due tragedie lo portano ad intensificare l'attività di scrittore Tornato a Roma, entra negli ambienti letterari, collabora con alcune riviste e pubblica le prime novelle e i primi romanzi. Nel 1901 esce il romanzo L’Esclusa e l’anno successivo Il turno. Ma è il 1903 l’anno della svolta, a causa di due eventi: la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina; inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di cura fino alla morte. Dissesto economico, follia e prigione familiare diventano allora temi centrali delle sue opere. Le difficoltà economiche lo portano a intensificare l’attività di scrittore e nascono i suoi romanzi più famosi: Il Fu Mattia Pascal (1904) I vecchi e i giovani (1909) Suo marito (1911) Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1915) In questo periodo ha inizio anche l’attività teatrale, con opere sia in siciliano che in italiano, spesso derivate dalle novelle.
9. Il mondo e la letteratura secondo Pirandello, pessimista con il sorriso
9.1. Per capire quello che Pirandello scrive, bisogna prima di tutto capire quello che Pirandello vede, perché il suo sguardo non è quello di una persona comune. Partendo da questo presupposto, andremo a scavare nelle sue idee per capire la sua visione del mondo e della letteratura. Ci concentreremo intorno a tre nuclei fondamentali del suo pensiero e alla fine trarremo delle conclusioni:
10. CONCLUSIONI
10.1. Cerchiamo di riassumere quello che abbiamo detto e rispondere alla domanda da cui eravamo partiti: cosa vede Pirandello e come lo rappresenta. Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è imprigionato. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Diremo allora che Pirandello è un pessimista. Tuttavia egli non si ferma alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso. Infine c’è la letteratura: Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente dell’umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può ‘prenderla con filosofia’, che si può sorridere nelle avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo.
11. caratteristiche
11.1. Metaletteratura
11.1.1. Lo scontro tra realtà e finzione Il terzo passaggio sarà capire perché Pirandello ha deciso di scrivere. Qual è la funzione della letteratura per Pirandello? La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma. Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal momento che la letteratura è di per sé una finzione, qualcosa che non esiste. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo metaletteratura.
11.2. Umorismo
11.2.1. L'umorismo: il sentimento del contrario Mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria dell’umorismo (esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l’umorismo si distingue dal comico. Il comico è un “avvertimento del contrario”: vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido. L’umorismo è il invece “sentimento del contrario”: vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del mondo.
11.3. Vitalismo
11.3.1. La continua lotta dell'uomo moderno tra vita e forma Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La vita è un flusso continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la rende artificiale e porta inevitabilmente con sé il contrario della vita, ossia la morte. L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri. Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.