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Edgar Morin da Mind Map: Edgar Morin

1. La cecità della conoscenza

1.1. Gli errori mentali

1.1.1. Egocentrismo: tendenza a a proiettare sugli altri le cause del male e in questo modo ognuno mente a se stesso senza individuare la menzogna della quale è l’autore.

1.1.2. Memoria: soggetta a numerosi errori, la nostra mente tende a favorire i ricordi vantaggiosi e a cancellare quelli sfavorevoli. Esistono falsi ricordi di eventi che siamo persuasi di aver vissuto, così come ricordi di eventi rimossi che siamo persuasi di non aver mai vissuto.

1.2. Gli errori intellettuali

1.2.1. I nostri sistemi di idee non solo sono soggetti all’errore, ma anche proteggono gli errori e le illusioni in essi iscritti. Le idee resistono all’informazione che non gli conviene o che non può integrare.

1.3. Gli errori della ragione

1.3.1. La razionalità porta in seno una possibilità d’errore e d’illusione quando si perverte in razionalizzazione. La razionalizzazione si fonda su basi mutilate o false e si chiude alla contestazione degli argomenti e alla verifica empirica.

1.3.1.1. Principio di incertezza razionale: poiché la razionalità rischia di cadere nell’illusione razionalizzatrice è necessario riconoscere questo principio.

1.4. Gli errori negli accecamenti paradigmatici

1.4.1. L’errore e ‘ l’illusione sono presenti anche nella zona invisibile dei paradigmi. Il paradigma istituisce le relazioni primordiali che si costituiscono in assiomi, determina i concetti, domani i discorsi e le teorie. Gli individui conoscono, pensano, agiscono secondo i paradigmi inscritti culturalmente in loro.

1.5. Imprinting culturale: segna gli esseri umani, sin dalla nascita, dapprima con il sigillo delle cultura famigliare, in seguito con quella scolastica, e poi continua con l’università e la professione. In questo modo la selezione sociologica e culturale delle idee obbedisce solo raramente alla verità, essa può essere spietata verso la ricerca della verità.

1.5.1. La noologia-possessione: fin dall’alba dell’umanità è nata la noosfera, sfera delle cose della mente, con manifestazioni di miti e degli dei. Miti e dei sono ricaduti su di noi, ci hanno invaso, dato emozioni, amore odio ecc.

1.5.1.1. L’inatteso: l’inatteso ci sorprende, non possiamo prevedere il modo in cui si presenterà, ma dobbiamo aspettarci la sua venuta. Una volta giunto l’inatteso si dovrà essere capaci di rivedere le nostre teorie e idee.

2. I principi di una conoscenza pertinente

2.1. Inadeguatezza sempre più ampia tra i nostri saperi disgiunti, frazionati, compartimentati e i problemi polidisciplinari, trasversali, multidimensionali, globali. Affinché una conoscenza sia pertinente, l’educazione dovrà rendere evidente:

2.1.1. Il contesto:la conoscenza dei dati isolati è insufficiente, bisogna porre informazioni e dati nel loro contesto affinché prendano senso. Così la parola amore cambia senso in un contesto religioso e in uno profano

2.1.2. Il globale: il globale è più del contesto, è l’insieme delle parti contenente parti diverse che a esso sono legate in modo Inter-retroattivo o organizzazionale. Il tutto ha qualità che non si troverebbero nelle parti se fossero isolate le une dalle altre.

2.1.3. Multidimensionale: le unità complesse come l’essere umano o la società, sono multidimensionali: così l’essere umano è nel contempo biologico, psichico, sociale, affettivo, razionale. La conoscenza pertinente deve riconoscere questa multidimensionalità è inserirvi i suoi dati (non bisogna isolare una parte del tutto).

2.1.4. Il complesso: si ha complessità quando sono inseparabili i diversi elementi che costituiscono il tutto. La complessità è il legame tra l’unità e la molteplicità. Di conseguenza, l’educazione deve promuovere una “intelligenza generale” capace di riferirsi al complesso, al contesto in modo multidimensionale e globale.

2.2. I problemi essenziali

2.2.1. Disgiunzione e specializzazione chiusa: l’iperspecializzazione impedisce di vedere il globale, non che l’essenziale. Impedisce anche di trattate correttamente i problemi particolari che possono essere posti e pensati solo nel loro contesto. La specializzazione estrae un oggetto dal suo contesto e dal suo insieme, né rifiuta i legami, lo inserisce in un settore concettuale astratto che è quello della disciplina compartimentata.

2.2.2. Riduzione e disgiunzione: il principio di riduzione induce a ridurre il complesso al semplice. L’intelligenza parcellare, compartimentata, spezza il complesso del mondo in frammenti disgiunti e unidimensionalizza il multidimensionale.

2.2.3. La falsa razionalità: ovunque per decenni, soluzioni cosiddette razionali apportate da esperti, convinti di operare a vantaggio della ragione e del progresso, hanno impoverito arricchendo, hanno distrutto creando. Esempio: sradicamento degli alberi, monocolture, creazione di grandi città ecc. Il XX secolo ha prodotto una nuova cecità verso i problemi globali, fondamentali e complessi, e questa cecità ha prodotto innumerevoli illusioni ed errori.

3. Insegnare la comprensione

3.1. Vi sono due livelli di comprensione: 1.Comprensione intellettuale o oggettiva: passa attraverso l’intangibilità e la spiegazione 2. Comprensione umana intersoggettiva: va oltre la semplice spiegazione, si tratta di un processo di empatia, di identificazione e di proiezione. La comprensione intersoggettiva richiede apertura, simpatia e generosità.

3.2. Gli ostacoli esterni alla comprensione intellettuale o oggettiva:

3.2.1. Rumore: crea malinteso o il non inteso.

3.2.2. Polisemia di un concetto: viene enunciato in un senso è inteso in un altro.

3.2.3. Ignoranza dei riti e dei costumi altrui: offendere o squalificare se stessi nei confronti degli altri.

3.2.4. Incomprensione degli imperativi etici propri di una cultura, l’imperativo della vendetta nelle società tribali, l’imperativo della legge nelle società evolute.

3.2.5. Impossibilità di comprendere le idee o gli argomenti di in altra visione del mondo.

3.2.6. Impossibilità di comprensione tra una struttura mentale e l’altra.

3.3. Gli ostacoli interni alle 2 comprensioni sono: egocentrismo, etnocentrismo, sociocentrisimo (nutrono le xenofobie e i razzismi) e lo spirito riduttore (ricondurre la conoscenza di un complesso a quella di uno dei suoi elementi, giudicato come il solo significativo).

3.4. Ciò che favorisce la comprensione:

3.4.1. Il ben pensare: ci permette di comprendere le condizioni oggettive e soggettive del comportamento umano.

3.4.2. L’introspezione: pratica mentale dell’autoesame permanente di sé, poiché la comprensione delle nostre proprie debolezze o mancanze è la via per la comprensione di quelle altrui.

3.5. La comprensione degli altri richiede la coscienza della complessità umana. Apertura soggettiva agli altri: siamo aperti ad alcuni vicini privilegiati, ma restiamo per lo più chiusi agli altri. Interiorizzazione della tolleranza: presuppone una convinzione, una fede, una scelta etica e nello stesso tempo l’accettazione del fatto che siano espresse idee, convinzioni, scelte contrarie alle nostre.