1.1. “…mi sono ingegnato di mettere d’accordo l’Odissea (XI, 121-137) col mito narrato da Dante e da Tennyson. Odisseo sarebbe, secondo la mia finzione, partito per l’ultimo viaggio dopo che s’era adempito, salvo che per l’ultimo punto, l’oracolo di Tiresia”
2. Tennyson
2.1. “anima esperta […] arde e desìa di seguir conoscenza”.
3. archetipo omerico
3.1. Il proemio (libro I, vv. 1-10) con la prima immagine del “multiforme eroe”; Il congedo da Calipso (libro V, vv. 203-224) con alcuni aspetti da porre in rilievo: eloquenza dell’eroe; tenacia e sopportazione. La tempesta e il naufragio (libro XII, vv. 403-450) con attenzione alle reazioni di Ulisse dinnanzi alla tempesta ed inferenze sulla sua caratterizzazione. Ulisse e Polifemo (libro IX, vv170-423; vv. 466-505) con sottolineatura delle diverse connotazioni del personaggio: Ulisse prototipo dell’uomo avventuroso, eroe dell’intelligenza e dell’astuzia (eroe della razionalità), eroe della curiosità intellettuale, eroe dell’eloquenza.
4. Dante
4.1. Aspetti che connotano l’Ulisse dantesco: la brama di conoscere (“né dolcezza di figlio, né la pietà/ del vecchio padre, né il debito d’amore /lo quale doveva Penelopè far lieta,/ vincer potero dentro me l’ardore/ ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto/ e de li vizi umani e del valore”), l’eloquenza (“orazion picciola”) con il celebre richiamo alla “nobiltà” della natura umana («“O frati”, dissi, “che per cento milia/ perigli siete giunti all’occidente…. Considerate la vostra semenza:/ fatti non foste a viver con bruti, /ma per seguir virtute e canoscenza”»), la temerarietà e il superbo orgoglio (“folle volo”) che ne decretano la fine funesta.