1. Canto I
1.1. Salita al cielo della Luna dove sono presenti gli spiriti che mancarono ai voti, siamo nel paradiso terrestre, sfera del fuoco; personaggi: Dante e Beatrice
1.1.1. Argomento cantica: salita fino all'Empireo e visione di Dio; invoca le muse e Apollo, il quale rappresenta l'immagine cristiana di Gesù; Dante dichiara difficoltà nel riferire la sua esperienza
1.1.2. Gloria di Dio, vastità dell'Universo, ordinata varietà del creato; è una dichiarazione programmatica di fede
1.1.3. Indicazione temporale attraverso la posizione del sole, il quale diventa simbolo della vita crstiana in quanto richiama le tre virtù teologali e le quattro virtù cardinali
1.1.4. Il volgersi di Beatrice verso il sole induce Dante a fare lo stesso: poeta vuole affermare forza volontà di Dio
1.1.5. Dante si stupisce di volare poichè ritiene di avere con sè il corpo, ma non sa che non lo ha lasciato nel Purgatorio ma che ora esso è divenuto imponderabile, così non lo avverte
1.1.6. Nel finale 3 concetti di fondo:ordine mondo secondo legge universale; tutte le creature tendono a raggiungere il loro determinato fine; questo avviene in modi diversi
1.1.7. Origine del male: nonostante tutte le creature tendano a Dio, l'uomo è anche fornito di libero arbitrio; può scegliere il bene o il male a seconda che venga fuorviato dai beni terreni
1.2. Temi: luce: Dio risplende in ogni luogo dell'Universo; ineffabilità delle realtà del Paradiso: realtà talmente alte che non spiegabili a parole umane; mitologia: riferimenti ad Apollo
2. Canto III
2.1. Ancora nel cielo della Luna; personaggi presenti: Dante, Beatrice, Piccarda Donati, Costanza d'Altavilla. Gli spiriti mancanti ai voti appaiono come immagini riflesse
2.1.1. Dante si stupisce che le anime non abbiano corpo da cui derivi l'immagine riflessa, Beatrice afferma che si tratta di vere sostanze
2.1.2. Piccarda Donati: suora in terra, costretta a lasciare la clausura per sposarsi, subendo una violenza che la portò alla morte, non prova rancore poiché ha trovato la pace nella volontà divina; non invidia le altre anime poste nei cieli più vicini all'Empireo:la carità infatti fa desiderare solo ciò che si ha, per cui la felicità è in proporzione delle capacità di ciascuno tale da appagarlo pienamente; la beatitudine consiste nel totale adeguamento alle disposizioni divne
2.1.3. Piccarda accenna di Costanza d'Altavilla, anche lei suora costretta a lasciare il chiostro per una ragion di stato; dovette infatti sposare Enrico di Svevia da cui sarebbe nato Federico II; nel finale Piccarda scompare invocando l'Ave Maria
3. Canto VI
3.1. Siamo nel cielo di Mercurio, ci sono gli spiriti attivi per desideri di gloria, ambizione che sostituì in parte il culto del Bene supremo, rendendo meno eccelsa la loro virtù, ma ciononostante sono paghi della loro sorte perché adorano il segno di una infallibile giustizia; personaggi presenti: Dante, Beatrice; Giustiniano e Romeo di Villanova
3.1.1. Giustiniano racconta la propria esperienza terrena: Dante lo presenta come tipo ideale dell'imperatore, dedicandosi alle opere della pace e al riordinamento delle leggi (Corpus Iuris Civilis), instaurando la giustizia come fondamento dell'ordine e del progresso civile
3.1.2. Giustiniano in seguito parla della storia dell'impero romano, dalle origini troiane a Carlo Magno, di cui esalta il carattere provvidenziale; successivamente c'è un'invettiva contro guelfi e ghibellini; presenta le anime del cielo di Mercurio, soffermandosi su Romeo di Villanova
3.1.3. Giustiniano diventa interprete della visione provvidenziale di Dante della storia: la provvidenza divina ha fatto riunire tutto il mondo sotto l'impero romano perché fosse disposto ad accogliere la nascita di Cristo e la diffusione del cristianesimo, invettiva contro guelfi e ghibellini che ostacolano questa missione.
3.1.4. Dante esalta Giustiniano, 3 aspetti: per il Corpus che, riorganizzando le leggi romane, dà fondamento al diritto di tutto il mondo (unità giuridica); per il rifiuto dell'eresia monofisita che separava cristianità occidentale e orientale (unità religiosa); per le guerre che ricongiunsero l'Italia e l'Africa settentrionale all'impero (unità politico-territoriale)
4. Cantica dell'ineffabile, sintesi tematiche affrontate precedentemente, per cui non c'è uno stacco forte
4.1. Dante immagina il Paradiso secondo lo schema tolemaico, suddiviso in nove cieli concentrici, racchiusi nell'Empireo (immobile) dove sta Dio. Sebbene Dante veda tutte le anime insieme, Dio le fa disporre nei vari cieli secondo il loro grado di beatitudine.
4.2. Temi
4.2.1. Luce
4.2.1.1. insieme al colore descrive il Paradiso in contrapposizione con il buio dell'Inferno
4.2.1.2. è primaria raffigurazione di Dio e delle verità divine; identificazione concetto di Dio con concetto di luce
4.2.2. Teologia, Scienza, Poesia
4.2.2.1. meno incontri, più sezioni didascaliche: lezioni di teologia in risposta a dubbi di Dante
4.2.2.2. tante riflessioni teologico-filosofiche=ricerca intellettuale verità=ricerca di Dio
4.2.3. Astronomia e Astrologia
4.2.3.1. importanza dal punto di vista di tempi e luoghi
4.2.3.1.1. forma astronomica base della cosmologia teologica del tempo da cui problema della salvezza umana
4.2.4. Politica
4.2.4.1. condanna morale della corruzione terrena; centralità Chiesa e Impero che conducono cristianità verso il peccato
4.2.5. Beatrice
4.2.5.1. guida al posto di Virgilio, simbolo etico religioso della Teologia, della Grazia, della Verità rivelata; donna come mezzo e scala per raggiungere Dio
4.3. Stile
4.3.1. si alza di livello rispetto alle altre cantiche
4.3.2. lessico: latinismi, terminologia tecnica, linguaggio scritturale, linguaggio della luce volti a elevare il tono e livello culturale
5. CantoXVII
5.1. Siamo nel cielo di Marte, ove risiedono gli spiriti di coloro che combatterono e morirono per la fede; personaggi presenti: Dante, Beatrice, Cacciaguida. Due volte è ricordato il viaggio di Dante nell'Inferno e Purgatorio in relazione alle profezie, evidenziando la connessione fra le tre cantiche e sottolineando la gradazione ascendente che le unisce. Il viaggio, iniziato come salvezza individuale, si configura come salvezza dell'umanità intera.
5.1.1. A Dante sorgono nuovi dubbi, che però non osa esprimere, ma viene esortato da Beatrice a porre all'antenato le sue domande, in particolare le profezie che ha udito attraversando Purgatorio e Inferno.
5.1.2. Cacciaguida, il trisavolo di Dante, afferma che il suo destino è già previsto nella mente di Dio e lui lo conosce guardando nel creatore: egli dovrà partire da Firenze, dovendo lasciare le cose più care. I suoi stessi compagni di sorte si rivolteranno inferociti contro di lui, ma il castigo di Dio si abbatterà su di loro, come pure sui capi degli avversari, rivelando dove sta la vera innocenza e giustizia. Dante troverà rifugio a Verona (Cangrande);
5.1.3. Ora Dante sa che si avvicinano momenti difficili e quindi è più perplesso poiché ha visto udito cose che se riferite, riusciranno sgradevoli e irritanti per parecchi personaggi potenti; ma se tacesse, non perderebbe la giusta fama tra i posteri. Come comportarsi? Cacciaguida afferma che ovviamente le coscienze degli interessati e dei parenti saranno turbate; tuttavia egli deve rivelare senza esitazioni ciò che ha visto. Poichè colpisce le persone più illustri, il suo messaggio sarà più forte e convincente per scuotere le coscienze dei lettori del suo poema.
5.1.4. Tema principale: se Dio (essendo al di fuori dello spazio e tempo) vede passato, presente e futuro, come si può affermare che l'uomo è libero? La storia, come processo di avvicinamento al Giudizio universale, attua il progetto divino di salvezza del genere umano attraverso la Rivelazione. Tuttavia, all'interno di questo progetto, i singoli eventi accadono per libera scelta dell'uomo e non sono necessari per il fatto che Dio li conosca prima che siano pensati e attuati. Ma la libertà del volere comporta l'assunzione delle responsabilità delle proprie scelte, bene o anche male. Di qui la distribuzione di pene e premi sia nella Terra che eterne. L'esilio assume quindi l'esempio edificante in quanto esperienza del disordine sociale e malvagità umana, acquistando valore didascalico e caricandosi di messaggi etico-politici, divenendo spunto di riflessione sul male del mndo e di condanna di chi ne è colpevole.
5.1.5. Emergono i risvolti politici dissimulati nella profezia, da cui emerge un orientamento ideologico anti-curiale e filo-imperiale. La curia pontificia, la cui corruzione morale comporta responsabilità storiche, è oggetto di condanna nelle figure di Bonifacio VIII e Clemente V. Viene esaltato invece Enrico VII, Bartolomeo della Scala, sul cui stemma campeggia l'aquila imperiale, e il fratello Cangrande, vicario dell'Impero.
6. Canto XXXIII
6.1. Si svolge nell'Empireo, sede di tutti i beati. Si tratta dell'ultimo canto del Paradiso e quindi dell'intero poema, che si chiude, dopo una preghiera alla Vergine, con la visione di Dio, della Trinità e dell'Incarnazione; personaggi presenti: Dante, San Bernardo, Madonna, Dio. Si può consìderare come viaggio nella mente di Dio.
6.1.1. San Bernardo prega la Madonna perché solo la sua intercessione potrà permettere al poeta la visione di Dio, in quanto tra il poeta e il creatore ci sono i suoi limiti di uomo.
6.1.2. Dante guardando in Dio (abbacinante), vedrà le tre verità inattingibili dall'intelligenza umana: l'unità dell'universo in Dio, la Trinità e l'Incarnazione, che si mostrano come tre cerchi di colore diverso; le verità sono accessibili a Dante grazie all'illuminazione divina (e non con la sua ragione), che Dante invoca.
6.1.3. Dante compie un atto di umiltà, consapevole dell'importanza della sua missione. Cosciente che l'immortalità della sua poesia è legato alle verità che rivela, chiede che gli siano mostrate le verità più profonde non per gloria personale, ma per la gloria di Dio e per l'edificazione spirituale del lettore, che grazie ai suoi versi, concepirà la grandezza divina. Dante dunque conosce per far conoscere.
7. Canto XI
7.1. Siamo nel cielo del Sole; personaggi presenti: Dante, Beatrice e San Tommaso. Questo canto è speculare al successivo, entrambi parlano di un ordine religioso lodandolo alle sue origini e lamentando la sua decadenza presente: qui è Tommaso d'Aquino, domenicano, che descrive prima la vita di Francesco d'Assisi fondatore dell'ordine francescano, poi la decadenza dell'ordine domenicano al quale è appartenuto.
7.1.1. Tematica principale: antitesi tra la vera felicità e le stolte operazioni umane: confronto tra beatitudine del Paradiso e effimere gioie del mondo (prospettiva dal basso). La condanna si rivolge verso la società utilitaristica, ancora più circoscritta all'ordine dei domenicani, paragonati a pecore in analogia alla loro meschinità morale.
7.1.2. Dio ha inviato Francesco e Domenico nel mondo affinché la comunità cristiana si rinnovasse e procedesse più sicura nel suo cammino contro nemici interni ed esterni.
7.1.3. Elogio vita di San Francesco che ha sposato la povertà, la rapida diffusione della regola, i tre sigilli che confermarono la giustizia dei suoi propositi (approvazione orale di Innocenzo III, scritta di Onorio III e il miracolo delle Stimmate) e la predicazione portata fra i musulmani d'Egitto per sete di martirio e la morte accolta con umiltà. Domenico è elogiato parallelamente per aver rinnovato la comunità cristiana; chi lo segue "ben s'impingua", cioè accumula virtù e meriti per la salute eterna; senonché il gregge domenicano s'è sviato, attaccandosi ai beni materiali.
7.1.4. I momenti celebrativo e polemico sono intrecciati, e le polemiche di Tommaso verso i domenicani e di Bonaventura(nel canto XII) verso i francescani suggeriscono un rimprovero verso i dissensi tra i due ordini sul terreno dottrinale e pratico, mostrandoli riconciliati in cielo.
7.1.5. La sincronia dei movimenti delle anime in questo canto rappresenta il modello celeste dell'armonia che dovrebbe regnare nella comunità religiosa terrena.