Negli Stati Uniti L’antropologia divenne scienze riconosciuta prima che in Gran Bretagna. Gli st...

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Negli Stati Uniti L’antropologia divenne scienze riconosciuta prima che in Gran Bretagna. Gli studiosi americani si focalizzarono sulle popolazioni interne – non “esotiche” – ovvero sui nativi americani. È vero però che anche nel contesto americano, in modo simile a quello inglese, i primi studi erano guidati da politiche amministrative - si pensi la conquista del west (campagne di sfruttamento legate alle risorse territoriali e allo sviluppo delle ferrovie – terreni fertili da conquistare con alti indici di sfruttamento). by Mind Map: Negli Stati Uniti  L’antropologia divenne scienze riconosciuta prima che in Gran Bretagna. Gli studiosi americani si focalizzarono sulle popolazioni interne – non “esotiche” – ovvero sui nativi americani. È vero però che anche nel contesto americano, in modo simile a quello inglese, i primi studi erano guidati da politiche amministrative - si pensi la conquista del west (campagne di sfruttamento legate alle risorse territoriali e allo sviluppo delle ferrovie – terreni fertili da conquistare con alti indici di sfruttamento).

1. Il circolo ermeneutico: DOPO MALINOWSKI

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3. Osservazione Partecipante L’antropologia moderna nasce con Bronislaw Malinowski in particolare con il suo lavoro nelle isole Trobriand .Utilizzò le note di campo e superamento dei questionari, che, per quanto egli stesso ne fece uso, aggiunse altresì che «più vicino si vive al villaggio, meglio si riescono ad osservare gli indigeni». Ovvero: superare l’astrattezza delle domande, e immergersi nella cultura discutendo anche con i propri interlocutori, costruendo con essi relazioni e rapporti. L’antropologo non è più l’inquisitore – colui che fa domande dall’alto, e osserva dall’alto – ma colui che parteciperà alla vita del villaggio. SCAMBIO DELLA KULA Kula significa “dare” e rappresenta una forma di scambio fra gli abitanti dell’arcipelago delle Trobriand e abitanti delle isole vicine – questo scambio fu definito dallo stesso Malinowski “rituale” – ovvero fatto di regole in apparenza svincolate da interessi economici. Nell’arcipelago e nelle isole vicine circolavano due tipi di beni: collane di conchiglie rosse e braccialetti di conchiglie bianche – le prime circolavano in senso orario, i secondi in senso antiorario – le collane potevano essere scambiate con i braccialetti, e viceversa. In realtà, lo scambio kula era una transazione commerciale che coinvolgeva un grande numero di comunità. I due beni rimanevano nelle mani di chi li riceveva per anni, passando anche agli eredi, ma alla fine venivano sempre scambiati. Interessante è il fatto che queste visite (di scambio) rappresentavano scambi rituali (con oggetti cerimoniali) seguiti però da scambi profani (con oggetti di consumo corrente) mettendo sulla scena economica oggetti cerimoniali dal forte carico simbolico e beni di uso corrente. Mentre i secondi servivano all’economia corrente, i primi rappresentavano simbolicamente rapporti e solidarietà – dei vincoli sociali, rappresentanti delle relazioni stabili e durature fra popoli confinanti (eredità – memoria sociale degli oggetti). La partecipazione allo scambio rituale – soprattutto quello più spettacolare – era prerogativa di pochi, la memoria e il percorso dell’oggetto mostrava quanto quell’individuo era in grado di intrattenere rapporti di scambio e stabilità nel tempo – mostrandosi politicamente capace di costruire tali relazioni. - Malinowski sosteneva che 1) lo studioso-ricercatore dovesse avere una solida preparazione scientifica 2) dovesse vivere con le persone che studia 3) dovesse applicare metodi specifici per raccogliere e elaborare i dati – in questo senso, parla espressamente di rivoluzione nella metodologia, dove questi principi. 1) La teoria non fornisce preconcetti ma domande e problemi (per esempio: termini di parentela, mappe, nomi delle piante – fanno ordine in un apparente caotico universo) 2) Vivere con – coniuga l’osservazione dei fatti con la partecipazione alla vita locale (osservazione partecipante). L’osservazione sul campo è l’unica fonte attendibile dell’informazione etnografica: è l’unico modo che l’antropologo ha per costruire connessioni fra sfere di vita – i discorsi degli interlocutori. Trascorre lungo tempo, soli, lontano dal proprio luogo di origine permette di comprendere il punto di vista dell’altro (e di abbandonare preconcetti) (mi distanzio non solo geograficamente, ma anche culturalmente e mentalmente – forte empatia con il luogo di ricerca): «vivendo lontano da altri uomini bianchi, l’antropologo entra in un rapporto naturale con gli altri – anch’essi smetteranno di interessarsi a lui». - L’obiettivo è ; «quello di afferrare il punto di vista dell’indigeno, il suo rapporto con la vita, di rendersi conto della sua visione del mondo» (103). L’osservazione partecipante mira a cogliere «il punto di vista dell’indigeno», punto di vista prima raccolto con una lunga esperienza empatica, e successivamente con la sua traduzione in un linguaggio impersonale e neutrale proprio della scienza (103). 3) Si tratta di tradurre ciò che si è conosciuto nel lavoro di campo e grazie all’osservazione partecipante – occorre fare un raffronto fra un numero alto di casi e costruire un quadro esaustivo dell’anatomia della cultura (paradigma funzionalista – idea della possibilità di costruire una visione totalizzante della cultura) - In questo senso, si parla di monografia funzionalista. Anni dopo la morte di Malinowski uscirono i suoi DIARI DI CAMPO dai quali emersero che sul piano personale, l'antropologo viveva un senso di smarrimento, depressione, l’isolamento non erano oggettivi e facili Inoltre vi era un problema metodologico: l’empatia non risolve alcun problema fra l’indagine oggettiva e soggettiva. In questo senso, l’osservazione partecipante non è praticabile – in senso pieno, oggettivo – perché la propria posizione influenza in qualche modo la ricerca.

4. BOAS (USA1880) Si schierò apertamente contro l’evoluzionismo sociale, e contro l’idea di una scala gerarchica fra le popolazioni, oltre ad essere convinto di una ricerca antropologica fatta in prima persona. In particolare: sostenne che gli evoluzionisti avevano, erroneamente concepito le somiglianze fra popoli come dimostrazione di una scala di evoluzione rintracciabile fra popolazione, anziché ritenere che vi fosse una somiglianza storica e una connessione evidente fra popoli distanti e diversi, IL CIRCOLO ERMENEUTICO DOPO MALINOWSKI Dagli anni Sessanta del secolo scorso: scenario globale in forte cambiamento, compresi le battaglie per i diritti civili, le lotte di liberazione coloniale, movimenti di pace e protesta. La critica interna all’antropologia e la consapevolezza dei rapporti di dominio vissuti in molte parti del mondo hanno provocato rotture importanti nella disciplina. - Clifford GEERTZ ha avuto un ruolo importante nella ridefinizione della disciplina, egli contesta l’idea che il sapere dell’antropologia possa essere empiricamente verificabile e oggettivo, Soprattutto, che vi possa essere un’analogia diretta fra scienze naturali e sociali e che l’antropologia possa seguire un metodo positivista. Inizia perciò ad esserci: - asimmetria del rapporto etnografico e l’antropologo non lavora più in situazioni di isolamento e dominio coloniale. Intende le scienze umane come scienze interpretative: assume un approccio ermeneutico, dove né l’oggetto osservato né il suo osservatore sono neutri – il significato dell’oggetto sarà determinato dalla relazione fra i due. Sia colui che cerca di conoscere, sia colui che diviene oggetto di conoscenza sono sempre storici, situati, contestualizzati nel tempo e nello spazio, e definiti da più identità e posizioni, Quindi: 1. Gli oggetti da conoscere non sono dotati di un significato indipendente da colui che li osserva o tenta di conoscerli – non sono indipendenti dal punto di vista dell’antropologo: l’attività conoscitiva è un’attività “formatrice” 2. Ciò che il nativo offre all’antropologo non è una verità culturale autentica – essenziale: quello che noi conosciamo è un’interpretazione dell’interpretazione. Cioè vi è una contrarietà all’idea delle culture come essenze e come sostanza oggettiva; le culture sono processi storici, complessi, stratificati. Allora, potremmo dire che le descrizioni (le rappresentazioni etnografiche – antropologiche) sono delle finzioni: gli scritti antropologici sono essi stessi delle interpretazioni, di secondo o di terzo ordine - nel senso che sono qualcosa di fabbricato. Dove finzione significa: Fiction: qualcosa di fabbricato – di costruito Tutto ciò è profondamente lontano da un’idea positivistica della conoscenza. IL PENSIERO ERMENEUTICO CONSISTE nel modo di dare un senso particolare a cose particolari in luoghi particolari, e trovare nel particolare quelle verità generali che possono sfuggire a uno sguardo più ampio. Per comprendere però il particolare (un gesto/ un atto) deve considerare l’orizzonte culturale e sociale di significati in cui quel gesto è compiuto (ovvero: è ciò che rende intellegibile quel gesto, compreso l’attore che lo compie e la relazione con il mondo circostante). Geertz crede in sostanza nella complessità della differenza, superando facili riduzionismi o preoccupanti naturalizzazioni (143) e il contributo dell’antropologo si realizza nel riconoscimento della natura composita della realtà sociale e culturale, sempre polifonica (a più voci) e polisemantica (a più significati). Cosa significa per Geertz “dal punto di vista del nativo”? (154) Egli reinterpreta il significato datogli da Malinowski, e in particolare si allontana dall’idea empatica della conoscenza dell’altro. Pensa, piuttosto, sia necessario comprendere le diverse strutture di significato (e le negoziazioni che gli attori mettono in atto). Descrizione densa: ricostruire livelli di significato non necessariamente esplicitati dagli attori (per esempio: perché rimandano a significati sedimentati e già condivisiGeertz crede in sostanza nella complessità della differenza, superando facili riduzionismi o preoccupanti naturalizzazioni (143) e il contributo dell’antropologo si realizza nel riconoscimento della natura composita della realtà sociale e culturale, sempre polifonica (a più voci) e polisemantica (a più significati). Cosa significa per Geertz “dal punto di vista del nativo”? (154) Egli reinterpreta il significato datogli da Malinowski, e in particolare si allontana dall’idea empatica della conoscenza dell’altro. Pensa, piuttosto, sia necessario comprendere le diverse strutture di significato (e le negoziazioni che gli attori mettono in atto). Descrizione densa: ricostruire livelli di significato non necessariamente esplicitati dagli attori (per esempio: perché rimandano a significati sedimentati e già condivisi

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