paradiso Canto II

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paradiso Canto II by Mind Map: paradiso Canto II

1. AMMONIMENTO AI LETTORI v.1-18

1.1. Il canto si apre con l’ammonimento di Dante rivolto ai lettori. Sarebbe come pretendere di seguire una grande nave con una piccola barca. L’argomento, è ispirato da Minerva e diretto da Apollo; il cammino risulta illuminato dalle nove Muse.

1.2. I pochi lettori che si sono preparati sin dalla giovinezza a trarre dal sapere filosofico un nutrimento vitale ma non esauriente potranno mettersi in mare aperto, seguendo la scia lasciata dalla nave del poeta. Essi, nell’ascoltare la narrazione del poeta, rimarranno più sorpresi degli Argonauti alla vista del loro capo Giasone divenuto contadino.

2. TEMI E CONTENUTI

2.1. IL CIELO DELLA LUNA v.19-45

2.1.1. riprende la narrazione. Dante e Beatrice sono trascinati verso l'alto dal desiderio dell’Empireo, alla velocità con cui ruota il cielo stellato. Beatrice già rivolge gli occhi in alto mentre Dante la fissa. Nel brevissimo tempo in cui una freccia appena scoccata raggiunge il bersaglio, Dante si trova in un luogo mirabile che attira tutta la sua attenzione. Lei, che può leggere nel pensiero, invita il poeta ad indirizzare la sua mente a Dio in segno di riconoscenza per aver raggiunto il cielo della Luna.

2.1.2. Dante, quindi, descrive le sue sensazioni: gli sembra di essere avvolto da una nube splendente simile ad un diamante illuminato dal sole. La luna accoglie entrambi dentro di sé, senza aprirsi, come la superficie dell’acqua riceve un raggio di luce. Sulla terra non si può ben comprendere come un corpo solido possa penetrare in un altro uguale senza modificarsi. Da ciò viene suscitato ulteriormente il desiderio del cielo, per vedere in Cristo l’uomo e Dio. Ivi il dogma apparirà chiaro come l’assioma in cui l’uomo crede senza bisogno di dimostrazione.

2.2. MACCHIE LUNARI ED INFLUENZE ASTRALI v.46-148

2.2.1. Dopo aver ringraziato Dio, Dante chiede a Beatrice la spiegazione del fenomeno delle macchie lunari, ed in seguito alla richiesta di Beatrice espone la sua teoria in proposito, ovvero che le macchie lunari dipendono dalla diversa densità del corpo.

2.2.2. Beatrice confuta questa tesi, fornendo due argomentazioni:

2.2.2.1. una di carattere generale (se la diversità dei corpi celesti dipendesse soltanto da un fattore materiale, e non qualitativo, tutti gli astri eserciterebbero sugli esseri umani la stessa influenza)

2.2.2.2. una basata sull'esperienza (presi tre specchi e posti a distanza disuguale da una fonte di luce, la luce riflessa appare identica nella qualità, e non più scura, anche se diversa nella quantità, ossia nell'intensità)

2.2.3. Beatrice, una volta dissipati gli errori, fornisce la complessa spiegazione corretta, non fisica, ma metafisica, del fenomeno:

2.2.3.1. la luminosità dei corpi celesti varia come varia da stella a stella la forza della virtù (ossia influsso celeste), la quale si diversifica e costituisce una differente unità con ogni singolo astro a cui si unisce (c'è un riferimento alla credenza dell'epoca secondo la quale le pietre preziose diventavano tali, da semplici sassi che erano, grazie alla luce delle stelle: ogni stella generava una diversa pietra). Il moto e l'influenza delle sfere celesti, infatti, dipendono dalle intelligenze angeliche come l'abilità nell'uso del martello dipende dalla mente del fabbro; come nel corpo umano l'anima pur restando una si manifesta in organi diversi per compiere diverse funzioni, così l'intelligenza angelica dal cielo ottavo si dispiega di cielo in cielo e si manifesta in forme diverse fondendosi con la diversa materia dei vari astri.

3. ANALISI

3.1. hysteron proteron

3.1.1. una freccia che si vede sul bersaglio, poi in volo, poi nel momento in cui viene scoccata.

4. CONTESTO

4.1. luogo: 1° cielo "della Luna"

4.1.1. coloro che mancarono ai voti fatti

4.2. personaggi: Dante, Beatrice

4.3. poco dopo mezzo giorno di mercoledì 13 aprile 1300